La Soffitta nel Ricordo

La soffitta fu per me un piccolo Universo diafano, galleggiante come una bolla di sapone, dentro a un grande Universo senza dimensione finita, dove nacque una filosofia di vita e scese in me quella crescente religiosità, amore appassionato per la poesia della natura e delle cose, che fu sostegno e guida per ricercare, di volta in volta, il senso delle cose stesse e il loro significato.

E fu luogo dove l’arte della scienza e la metascienza furono laboratorio di idee e di costruzioni possibili.

La soffitta nell’acquerello del pittore milanese Giorgio Radice (1960)

Uno spazio ridotto nel quale concentrai varie attività, dove scoprii che alla base di ogni percorso di conoscenza c’è il “mondo della vita” e che elementi soggettivi e oggettivi non possono essere tenuti separati, bensì fusi in un rapporto di reciproca contaminazione, in linea con quanto pensava Heisenberg e con quanto aveva affermato Goethe nella sua Teoria dei colori.

All’interno di quel microcosmo maturai l’idea di quanto fosse indispensabile abbattere i paradigmi della rigidità e sperimentare nuove forme di conoscenza che risultasse dall’intreccio tra i sensi e la ragione e dove la fantasia, essendo fons et origo della creatività, sarebbe dovuta venire prima di tutto.

Sul bordo pagina di uno dei tanti quaderni sui quali riportavo i risultati dettagliati di ogni esperimento, mescolati a considerazioni più o meno filosofiche, a disegni, a poesie, agli assillanti e magri conti economici dai quali dipendeva la possibilità d’acquisto di libri, carta, strumenti e materiali, scrissi:

Ogni attività quotidiana, più o meno colta, più o meno impegnativa, più o meno capace di risolvere problemi pratici o esistenziali, deve svilupparsi in armonia con noi stessi e con il mondo; in questo atteggiamento identifico uno dei concetti di bellezza” .

Valbruna, agosto 1984

La Soffitta nel Ricordo

La soffitta fu per me un piccolo Universo diafano, galleggiante come una bolla di sapone, dentro a un grande Universo senza dimensione finita, dove nacque una filosofia di vita e scese in me quella crescente religiosità, amore appassionato per la poesia della natura e delle cose, che fu sostegno e guida per ricercare, di volta in volta, il senso delle cose stesse e il loro significato.

E fu luogo dove l’arte della scienza e la metascienza furono laboratorio di idee e di costruzioni possibili.

La soffitta nell’acquerello del pittore milanese Giorgio Radice (1960)

Uno spazio ridotto nel quale concentrai varie attività, dove scoprii che alla base di ogni percorso di conoscenza c’è il “mondo della vita” e che elementi soggettivi e oggettivi non possono essere tenuti separati, bensì fusi in un rapporto di reciproca contaminazione, in linea con quanto pensava Heisenberg e con quanto aveva affermato Goethe nella sua Teoria dei colori.

All’interno di quel microcosmo maturai l’idea di quanto fosse indispensabile abbattere i paradigmi della rigidità e sperimentare nuove forme di conoscenza che risultasse dall’intreccio tra i sensi e la ragione e dove la fantasia, essendo fons et origo della creatività, sarebbe dovuta venire prima di tutto.

Sul bordo pagina di uno dei tanti quaderni sui quali riportavo i risultati dettagliati di ogni esperimento, mescolati a considerazioni più o meno filosofiche, a disegni, a poesie, agli assillanti e magri conti economici dai quali dipendeva la possibilità d’acquisto di libri, carta, strumenti e materiali, scrissi:

Ogni attività quotidiana, più o meno colta, più o meno impegnativa, più o meno capace di risolvere problemi pratici o esistenziali, deve svilupparsi in armonia con noi stessi e con il mondo; in questo atteggiamento identifico uno dei concetti di bellezza” .

Valbruna, agosto 1984